Piracy Shield in funzione, primi risultati e previsioni future: è giunta la fine del pezzotto?

Il sistema antipirateria Piracy Shield è stato ufficialmente collaudato e pare funzionare. Crolla davvero il sistema del pezzotto?

Il problema della pirateria è una questione che accompagna produttori di film, serie TV e campionati sportivi nonché gestori di servizi a pagamento da quando è nato internet. All’inizio la pirateria riguardava soprattutto il download di contenuti che arrivavano nelle maniere più disparate dal mondo reale a quello di digitale e poi da lì si diffondevano e si moltiplicavano.

come funziona il piracy shield contro lo streaming illegale
Piracy Shield, il collaudo ha funzionato – computer-idea.it

Con l’avvento dei servizi in abbonamento online, tutto è passato al cercare di avere in streaming i contenuti che in teoria sarebbero a pagamento e appannaggio solo di chi decide di abbonarsi e diventare fedele sul lungo termine.

E se il problema della pirateria è un problema oggettivo, di certo le ultime mosse di tanti provider dei servizi online di streaming non stanno aiutando a discernere il bene dal male. Ma almeno per quello che riguarda il territorio italiano qualcosa contro la pirateria per lo streaming sportivo sembra stare funzionando ed è il Piracy Shield. Il nuovo sistema che è stato collaudato in questa ultima giornata di campionato e che a quanto pare ha funzionato.

Piracy Shield funziona, la soddisfazione della prima giornata

Il Piracy Shield è ufficialmente entrato in azione con le partite Lecce – Fiorentina e Inter – Juventus. Al momento si hanno i dati solo dell’anticipo di venerdì scorso. Il sistema di segnalazione a quanto pare ha funzionato, dato che per esempio Massimiliano Capitano commissario AGICOM ha voluto condividere su Facebook alcuni screenshot di siti tra i più utilizzati che sono risultati oscurati.

Attiva rete anti-pezzotto
Arriva la rete che blocca il pezzotto: l’esperimento è già riuscito in Italia – Computer-idea.it

E sempre nel post che Capitano ha pubblicato sul social si fanno alcuni numeri. Oltre a ribadire che si tratta di una prima volta sia per il nostro Paese sia per tutta l’Europa, viene fatto presente che si tratta di “un crimine che ruba l’Italia 1,9 miliardi all’anno e toglie ai nostri giovani 10.000 posti di lavoro oltre a dissanguare le società sportive“.

Le reazioni, c’è da dire non sotto il post di Capitano ma altrove, sono varie e c’è in particolare chi sottolinea come se gli abbonamenti alle piattaforme per vedere lo sport non costassero così tanto  non ci sarebbe il problema della pirateria. In realtà è lo stesso problema che hanno le piattaforme che offrono in streaming altri contenuti e per le quali si fa lo stesso identico discorso.

Ma come funziona lo Shield e soprattutto che cosa succede a chi viene pizzicato a guardare i contenuti a nero? Chi diffonde i contenuti rischia fino a €15.000 di sanzione e fino a tre anni di reclusione. Gli spettatori invece, in caso di molto materiale e di molti contenuti, possono rischiare fino a €5.000 di multa. Tutto parte dalle segnalazioni dei titolari dei diritti TV che devono però eseguire una segnalazione manuale dei siti ritenuti provider illegali. Da lì, dalla segnalazione, scattano i famosi 30 minuti.

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