Avatar non è solo un film: la storia (vera) della donna paralizzata che vive con l’AI

Questa storia di coraggio e innovazione è un potente promemoria del potenziale che la tecnologia ha di trasformare le nostre vite.

Nel vasto universo della cinematografia, “Avatar” di James Cameron è un capolavoro di fantasia e tecnologia, che ha portato milioni di appassionati in un mondo dove la connessione tra mente umana e corpi artificiali apre nuove frontiere dell’esistenza.

ragazza che vive grazie a un avatar
Il concetto degli avatar, alla base dell’omonimo film, ha implicazioni sulla vita quotidiana di molte persone – computer-idea.it

Se questo concetto è particolarmente affascinante al cinema, è altrettanto interessante vedere come venga applicato al di là dello schermo: l’intersezione tra tecnologia avanzata e vita umana sta scrivendo storie reali che sembrano uscire direttamente da scenari fantascientifici. Nel campo della neuroscienza e dell’Intelligenza Artificiale, i progressi stanno spingendo i limiti di ciò che era una volta considerato possibile.

Aprendo nuovi orizzonti per le persone con disabilità motorie gravi. Tra queste storie, ce n’è una che colpisce particolarmente per il suo carattere rivoluzionario e la sua capacità di ispirare: la vicenda di una donna che, dopo aver vissuto quasi due decenni in silenzio a causa di una paralisi, trova una nuova voce attraverso l’unione di impianti cerebrali e algoritmi di IA.

Dal cinema alla vita reale: gli avatar stanno cambiando la nostra quotidianità

Nel 2005, Ann Johnson, una donna allora trentenne, subì un ictus devastante che la lasciò gravemente paralizzata e incapace di parlare. La sua vita cambiò radicalmente in un istante, confinandola in un silenzio pressoché totale. Sotto questa corazza apparentemente inaccessibile, la mente di Ann continuava però a essere attiva, piena di pensieri e parole che non poteva esprimere.

avatar nella vita reale
“Avatar” è uno dei più grandi successi cinematografici di sempre (Foto YouTube 20th Century Studios Italia) – computer-idea.it

Oggi, a distanza di 18 anni dal tragico ictus, una tecnologia sperimentale ha aperto le porte a una nuova forma di comunicazione per lei, tramutando i segnali cerebrali in parole udibili attraverso l’uso di un avatar digitale. Sviluppata da un team di ricercatori dell’Università della California, San Francisco, e dell’Università della California, Berkeley, questa tecnologia si basa su un impianto cerebrale dotato di 253 elettrodi posizionati nelle regioni del cervello associate al linguaggio.

Questi elettrodi catturano i segnali emessi da migliaia di neuroni, trasferendoli a un sistema informatico che, grazie all’IA, li traduce in frasi pronunciate da un avatar animato digitalmente. Quando Ann tenta di parlare, l’avatar riproduce le sue parole, permettendole di comunicare in tempo quasi reale. La tecnologia non solo le ha restituito la capacità di esprimersi, ma lo ha fatto anche personalizzando l’esperienza.

L’avatar usa infatti una registrazione della sua voce ricreata a partire da registrazioni reali, provenienti dal giorno del suo matrimonio. Oltre a tutto ciò, l’avatar è capace di riflettere movimenti facciali ed espressioni emotive, rendendo la comunicazione più naturale e umana.

La velocità di traduzione dei tentativi di parola di Ann raggiunge quasi le 80 parole al minuto, con una precisione mediana del 75% utilizzando un vocabolario di 1.024 parole. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Nature, rappresentano non solo una vittoria personale per Ann ma anche un progresso significativo nel campo della neuroscienza e dell’intelligenza artificiale.

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