Per la Dichiarazione dei redditi 2024 ci sono importanti novità che riguardano i possessori di criptovalute. Cosa devi fare per non sbagliare.
Le Dichiarazioni dei redditi di quest’anno, quindi quelle relative alle somme percepite durante l’anno scorso, contengono delle novità che riguardano in particolare tutti quei cittadini che hanno deciso di acquistare delle criptovalute. Passato il periodo di novità e di scarsa diffusione, anche lo Stato italiano si è dotato di una serie di norme che gestiscono i guadagni che derivano da attività che potremmo definire bancarie di nuova generazione.
Come vanno però inserite in Dichiarazione dei redditi le somme delle criptovalute che si possiedono? Che cosa non va invece fatto? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Nel suo percorso di semplificazione, il rapporto del Fisco con i cittadini ci permette per esempio adesso di avere una Dichiarazione dei redditi precompilata che è, per molti, un punto di partenza per poi inviare la propria.
Con un po’ di pazienza è infatti possibile inviare la Dichiarazione anche senza doversi rivolgere a professionisti come commercialisti e centri CAF. All’interno delle Dichiarazioni dei redditi è ora obbligatorio anche inserire le somme che si possiedono e quindi i guadagni che riguardano le monete virtuali. Come si fa?
Le criptovalute vanno in dichiarazione, ma solo così
Per le criptovalute c’è adesso un nuovo modello di 730 con un quadro fatto apposta per accogliere tutte le informazioni che riguardano bitcoin e affini. Si tratta del quadro denominato W. Il quadro serve per quei contribuenti che possiedono criptovalute ma non hanno fatto guadagno. Se invece le criptovalute hanno prodotto dei guadagni, oltre a compilare il quadro W del 730 va anche compilato il corrispettivo quadro RW nel modello Redditi per persone fisiche.
Che le criptovalute siano entrate nella vita di tutti i giorni dei cittadini lo dimostra però non soltanto il fatto che esiste adesso un quadro apposito in cui vanno dichiarate e addirittura un obbligo al doppio invio se oltre a possederle hanno prodotto guadagno, quanto il fatto che è stato creato un codice apposito che le contraddistingue.
Non è più infatti utilizzabile il codice che identificava le attività estere, ovvero il codice 14. Adesso per le attività che riguardano le criptovalute va utilizzato il codice 21. E e nel quadro di compilazione apposito, quindi il quadro W, sono stati inseriti degli spazi che aiutano a calcolare il valore effettivo e quindi la tassazione cui è soggetto il contribuente. La situazione, però, con l’introduzione dello spazio apposito, in parte si è complicata. L’aspetto che non è ancora chiaro è infatti la cosiddetta soglia dei €2000 che si calcola in base alla gestione delle criptovalute.
Secondo l’interpretazione inserita in una circolare dell’Agenzia delle Entrate i €2000 di plusvalenza vanno percepiti come soglia per calcolare l’effettiva tassazione. Questo però non si ritrova all’interno del modello. L’unico modo quindi per evitare di sbagliare nella compilazione è quello di recarsi presso un centro specializzato o un professionista che sappia trattare le criptovalute.